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Per combattere la mafia bisogna iniziare dai giovani, in loro c’e` la voglia di cambiare». Lo ha detto il 18 febbraio scorso Salvatore Borsellino, rivolgendosi agli studenti della scuola secondaria di primo grado di Grottazzolina e di altre classi dell’Istituto comprensivo di Montegiorgio, nell’ambito di un progetto di Legalità e cittadinanza attiva avviato in collaborazione con il Comune di Grottazzolina. Il fratello del noto magistrato palermitano, ucciso dalla mafia, ha parlato agli studenti a cuore aperto senza paura di ricordare anche i dettagli più personali di quelle tristi giornate, in un racconto che ha riportato tutti indietro nel tempo fino a quel 19 luglio 1992, a uno dei periodi più brutti non solo della sua vita privata ma di tutto il Paese. Ad ascoltarlo dei ragazzi giovanissimi, nati dopo il duemila, e degli insegnanti, ormai di una certa età, che con le immagini della strage di via D’Amelio ci sono cresciuti. In quel momento tutti, piccoli e grandi, sono rimasti incantati di fronte alla forza d’animo di quest’uomo che dal proprio dolore ha fatto nascere il coraggio di combattere contro l’ingiustizia. E’ grande la determinazione con cui ha denunciato i soprusi della mafia, che ha corroso tutto il nostro Paese, anche il nord che ne sembrava immune, così come alcuni settori deviati dello Stato. Ma altrettanto grande è la sua speranza, la convinzione che sia possibile un cambiamento e che questo cominci proprio dai giovani e quindi dalla scuola, da un luogo dove sia possibile imparare che l’unico vero sviluppo possibile, della persona e della comunità, è quello fondato sulla solidarietà e sulla legalità. Ognuno è chiamato a dire «no» alla mentalità mafiosa, che può insinuarsi nella semplice quotidianità, quando si cercano scorciatoie per raggiungere i propri obiettivi o il proprio tornaconto perdendo di vista il bene comune. «Se ciascuno di noi fa la sua parte – ha detto Borsellino – allora non c’e` bisogno di supereroi che vengono a salvarci. Non c’e` bisogno di persone che sacrificano la loro vita. Io per primo mi sono voltato dall’altra parte: ho lasciato Palermo e sono andato a Milano per non affrontare quei problemi». Ma ora, proprio per portare avanti il sogno di Paolo, Salvatore Borsellino ha fondato il movimento delle Agende Rosse, in ricordo della famosa agenda rossa che suo fratello Paolo portava sempre con sé e che inspiegabilmente è stata smarrita il giorno dell’attentato. Grazie Salvatore Borsellino, per questa grande testimonianza di dolore e di speranza. Classe III A